TL;DR;

Nella precedente puntata abbiamo visto che tipo di percorso affronteremo e quanta roba ci porteremo e ora, dopo una doverosa premessa, vediamo come scegliere il miglior compromesso in tema di bici, come la filosofia dell’underbiking mi ha guidato nella scelta, quali borse scegliere e come dividere il carico. C’è anche una nota per chi volesse viaggiare con la pedelec.

Ovviamente…

Si consiglia vivamente di visitare la pagina di Amici di Marco E.T.S. e DONARE!
BUONA LETTURA


Premessa

Mi dispiace dover fare l’uomo che premette, ma il tema è complesso e se premetto poi mantengo, premetto premetto…

Come tante altre cose nel libero mercato, la bici è un’estensione del nostro io, del nostro modo di essere, di come ci vediamo, di come vogliamo farci vedere.

Come modo per viaggiare, fare attività, spostarsi, si presta a filosofie ed interpretazioni, in base a quanto siamo atletici, a dove vogliamo viaggiare, quanto a lungo ecc..

Ma è anche uno strumento, un mezzo di trasporto, e come tale si presta ad una analisi oggettiva, ma ogni pro/contro avrà un peso soggettivo.

Per questo motivo non posso dirvi di quale bici avete bisogno VOI, vi posso dire come IO sono arrivato alla bici che userò per il Tuscany Trail. Seguendo il mio ragionamento potrete arrivare alle vostre personali conclusioni confusioni.

Il giusto compromesso

Ci sono tanti modi per scegliere una bici, magari uno ha già le idee chiare, magari uno resta folgorato davanti ad una vetrina. Volendo procedere per via analitica, bisognerebbe partire elencando le esigenze a cui la bici dovrà rispondere. Io mi sono fatto le seguenti domande

  • Che budget ho? Attenzione: nel budget ci vanno anche eventuali modifiche e accessori, abbigliamento, manutenzione ecc. Se il budget è 2000 € e ne spendo 1800 per la bici ne rimarrà ben poco per il resto.
  • Che percorsi affronterò? Pianura e basta? Solo fuoristrada? Lunghi viaggi su asfalto? Un misto di tutto quanto?
  • Quanto sono capace di mettere mano alla meccanica della bici? Quanto tempo/denaro posso investire nella cura e manutenzione?
  • Come mi piace pedalare? In che posizione mi sento più comodo e più sicuro, ma soprattutto che stile di guida mi fa divertire di più?

Oltre a queste domande bisogna anche tenere conto di alcune caratteristiche tecniche che la bici da viaggio in generale, da bikepacking in particolare, deve avere:

  • Deve essere molto affidabile, less is more: quello che non c’è non si rompe
  • Deve essere robusta, soprattutto in caso di viaggi su terreni accidentati e con sovraccarico di borse
  • Deve essere leggera, così da massimizzare il rapporto carico utile / tara.
  • Deve poter essere riparata con poco, con pezzi standard e con facilità.
  • Deve essere comoda, assorbire le vibrazioni, permettere di viaggiare agilmente in sella anche 7-10 ore al giorno.
  • Deve avere abbastanza capacità di carico per i bagagli e poter ospitare riserve idriche
  • Avere un telaio in grado di ospitare ruote dal diametro generoso e dalla gommatura abbondante.
  • Avere una trasmissione con un ampio range di rapporti, in modo da affrontare con agilità i percorsi più disparati.

Molte di queste caratteristiche sono in contrasto tra di loro: robustezza, leggerezza, costo contenuto… sono 3 fattori che non possono andare “al massimo” contemporaneamente, è il classico caso di “pick two”. Se è molto leggera e molto robusta non può anche essere molto economica.

Ruote grandi e ciccione, sospensioni e geometria “sloped” (cioè con il tubo superiore molto inclinato) vanno a favore del comfort, ma sono totalmente in contrasto con le richieste di leggerezza e di un telaio spazioso per bagagli e acqua.

Tutto ciò fa capire che non esiste LA bici perfetta. Ci sono solo compromessi, più o meno centrati.

Ci sono bici molto specializzate, ad esempio quelle da downhill o quelle da time trial, dove “molto specializzate” vuol dire che il compromesso è tutto focalizzato sul massimizzare una richiesta di performance.

La mia scelta: underbiking

Per una bici da bikepacking, soprattutto da usare su un percorso misto asfalto/ghiaia/terra con tante salite e “strappi” come quello del Tuscany Trail, il compromesso deve essere più “rotondo” e la coperta che è comunque corta va stiracchiata ben benino per cercare di coprire i bordi.

Queste considerazioni mi hanno spinto a comprare una gravel, in alluminio, non troppo costosa (prezzo pari ad 1/3 di quello della mia precedente bici). Se nel 2017 (quando pedalavo con una BMC Roadmachine 02 in iSvizzera tedesca, su e giù dal Massiccio dello Giura) mi aveste chiesto cosa ne pensassi delle bici gravel, vi avrei letteralmente risposto: “è solo una roba commerciale per spennare i polli!”.

Ora, si direbbe, il pollo sono io! Oppure le mie esigenze sono cambiate, il mercato delle gravel è cambiato e una revisione analitica di esigenze e caratteristiche tecniche mi ha fatto approdare qui:

Non ha sospensioni (meno manutenzione, meno complessità, meno costi, meno peso), ha un telaio relativamente spazioso (impossibile su una MTB full), in alluminio, quindi robusto ed economico, e ha delle gomme ciccione (700c x 45) che assorbono bene le asperità. Non devo far salti, non devo fare il tempo sul giro, devo pedalare sempre su qualunque terreno portando un botto di roba e stando in sella tante ore. Il manubrio con piega “drop”/”corsa”/”strada” mi dà un buon controllo e mi permette di variare molto le posizioni di mani e schiena mentre pedalo.

In più questa bici ha molti attacchi filettati per borracce e agganci, ha ben 4 punti di ancoraggio nel triangolo principale. Purtroppo non ha quelli sulla forcella, ma ho risolto altrimenti.

Alla Scott Speedster Gravel 30 MY22 che ho comprato ho fatto anche le seguenti modifiche:

  • Ho cambiato corone e pacco pignoni, mantenendo l’ottimo (e relativamente economico) gruppo Shimano GRX 400, il più “poverello” della gamma GRX. Le nuove corone sono 44 e 28 denti, contro le 46 e 30 originali, e il pacco pignoni 10 velocità è passato da 11-36 a un Sunrace 11-40, senza bisogno di altre modifiche (a parte la catena più lunga). E’ un po’ fuori specifica ma funziona benissimo e mi ha consentito di ottenere un amplissimo range di rapporti, passando da un range del 502% ad uno del 571%, alleggerendo soprattutto il carico in caso di salite ripide (pieno di bagagli).
  • E’ gommata Pirelli Cinturato Gravel M, in misura 700x45c. Il diametro grande aiuta a superare gli ostacoli, la sezione importante permette di tenere le pressioni basse a vantaggio di comfort e grip. Prima di questi ho avuto i Gravel H, che però sono inservibili al primo fango. Gli M sono un ottimo compromesso, il tassello quasi continuo al centro li rende comunque scorrevoli su asfalto. Vi consiglio una visita a Bicycle Rolling Resistance che testa in laboratorio i più diffusi pneumatici in commercio, divisi per categoria. Ovviamente poi guardate ai costi e a cosa riuscite a trovare.
  • E’ allestita in modalità tubeless. Questa cosa mi dà una serenità mai provata prima, il lattice sigilla tutti i piccoli fori e per i più grandi la riparazione è super facile, con il kit dei vermicelli / bacon strip. Non serve nemmeno stallonare per accedere alla camera, smontare ecc… basta 1 minuto per riparare fori anche importanti. In più posso tenere le pressioni basse per extra comfort / grip.
  • Ha un manubrio Ritchey Venturemax (nella sua versione più economica) perché è più largo, più dotato di “flare” rispetto all’originale e ha una forma ergonomica della parte bassa del drop, il che massimizza comfort e controllo.

Tutte le modifiche sono state effettuate da La Stazione delle Biciclette di Milano.

E’ la bici ideale? No. E’ il miglior compromesso? Per me, per ora, sì. E’ pronta ad affrontare qualunque terreno portando un botto di pacchi? Quasi:

Un esempio di underwatering

Ogni compromesso ha il suo limite 😀

Ma è anche vero che l’underbiking, ovvero affrontare percorsi che sembrano andare oltre le capacità del mezzo, è un bel modo per crearsi l’avventura anche dove non c’è, spendendo il meno possibile.

E’ più o meno la stessa ragione per cui preferisco una Mazda MX5 ad una Porsche Boxster.

Nota sulle bici a pedalata assistita

Il bikepacking non è schizzinoso né snob! Tutte le bici sono ammesse, purché adatte alla vostra avventura. L’assistenza elettrica è certamente un ottimo ausilio, se usato oculatamente, altrimenti potrebbe risultare un’arma a doppio taglio!

Prima di avventurarvi in lunghi viaggi con la vostra bici a pedalata assistita, imparate a conoscerne i limiti su percorsi più brevi e a voi noti.

Sembra scontato ma le bici elettriche pesano (e costano) più di quelle senza motore. Finché c’è batteria va tutto bene, ma poi? Non solo: tenetene conto nelle sessioni di portage con poco grip, dove anche l’assistenza alla camminata potrebbe essere poco utile.

Ricordatevi che l’assistenza elettrica è un aiuto, non deve essere fondamentale. Non avventuratevi in percorsi che non fareste mai senza assistenza elettrica. E non guidatele fregandovene della fisica! Le cambiate vanno gestite come se non ci fosse il motore, chi controlla deve sempre essere la vostra testa e il vostro corpo, non il mezzo. Detto ciò: divertitevi 🙂

Chanel o Louis Vuitton?

Cosa dobbiamo portare ce lo siamo detti già. Ora come sistemare tutto nella bici che non ha un portabagagli?

Le filosofie sono varie: usare portapacchi rigidi e borse appese sopra e sotto, oppure sistemare borse flessibili “legandole” direttamente al telaio della bici e alle sue parti, oppure ancora usare uno zaino… o un mix delle precedenti. Tranne lo zaino, io lo zaino in bici proprio non lo tollero 😀

Date le richieste di leggerezza e le caratteristiche del percorso, io ho scelto la modalità di bikepacking più “pura”, ovvero quella delle borse direttamente legate al telaio, con qualche piccola concessione.

questo modo di portare i bagagli è quello che più si adatta alla filosofia del “meno”: meno strutture, meno tara, meno cose che si possono rompere. La bici è essa stessa tutta la struttura di cui c’è bisogno senza necessità di aggiungere sovrastrutture. Se la gravel è underbiking questo è underpacking. Less is more.

Mi raccomando: se legate qualcosa al telaio, assicuratevi di mettere un nastro a protezione del telaio stesso. Va bene anche del nastro da elettricista. Io non l’ho fatto ovunque e in alcuni punti lo sfregamento (complice il fango) ha portato via la vernice.

Il set-up che mi sono creato è razionale e studiato in relazione al mio stile di guida (mi muovo molto sulla sella, avanti e indietro e non ho un sistema drop), prendete spunto e non seguite pedissequamente!

Ecco il mio kit:

  1. Borsa grossa appesa al manubrio: mi sono rivolto a Miss Grape, da cui ho comprato la classica borsa “roll top” a salsicciotto, la Trunk 16 da appunto 16 l al massimo. Questa borsa non è legata direttamente al manubrio, ma è fissata con cinghie ad una sorta di portaborse minimale, con un supporto per accessori… insomma una specie di COSO… anzi proprio ILCOSO. L’aggeggio non solo porta la borsa, ma si presta ad essere usato per l’inserimento di multi tool “stealth” e per agganciare luci, ciclocomputer ecc. Attenzione con questo tipo di borsa e il manubrio drop, verificate la compatibilità tra l’ingombro della borsa e la possibilità di cambiare coi “brifter”.
  2. Una borsa sopra il tubo superiore, per le cose da prendere al volo. Ho una Apidura expedition bolt-on da 1 litro, ma sto aspettando una Restrap da 2 litri
  3. Una borsa da telaio, in questo caso una “half frame“. Questa va sotto al tubo superiore e riempie un bel pezzo del triangolo centrale del telaio. Sempre da Apidura, ma ce ne sono di diverse. Addirittura Restrap ve la fa su misura. In generale fate attenzione alle misura, molti produttori mettono a disposizione dime e strumenti per verificare la compatibilità.
  4. Una borsa sottosella capiente, nel mio caso una Apidura saddle pack da 17 L che mi accompagna da oltre 10 anni.
  5. Una borraccia porta attrezzi, ovvero un cilindro con tappo a vite in cui mettere varie cose che speriamo di non dover utilizzare mai. Zefal ne fa una modulare adattabile a varie dimensioni.
  6. Borracce , nel mio caso con sistema fidlock, per risparmiare più spazio possibile. Ho anche una borsetta sempre con lo stesso sistema.
  7. Un contenitore per il kit di pronto soccorso, se non siete riusciti a sistemarlo altrimenti.

Divide et impera

Il carico è stato diviso nelle borse secondo due principi:

  • Quando mi serve
  • Quanto pesa

Se una cosa non mi serve mai o quasi, starà infognata da qualche parte. Se mi serve spesso o potenzialmente in movimento, deve essere a portata di mano e molto accessibile. Le cose pesanti meglio che stiano in basso (se possibile) e molto ben fissate alla bici.

Nel borsone 1 ho messo tutto quello che mi serve per la sera e la mattina successiva. Caricabatterie, vestiario casual, il bib di scorta, spazzolino, asciugamano, crema camoscio ecc. In questo modo stacco la borsa, uso le cose, riattacco la borsa. Questa è la borsa più pesante, preferisco avere il carico sull’anteriore in modo da non avere problemi di controllo, una volta presa la misura con la reattività del manubrio.

Per massimizzare il carico e mantenere l’ordine, vestiario e asciugamani sono compressi e arrotolati usando dei sacchetti con valvola per il semi-vuoto che non hanno bisogno di pompa.

Nella borsa 2 metterò snack e barrette, l’action cam, il portafoglio ecc… roba leggera che serve rapidamente. Il portafoglio? Una banda elastica da camera d’aria con dentro: la carta di identità, la tessera sanità, una carta di credito (backup delle altre che avete sullo smartphone) e un po’ di contanti che purtroppo sono ancora sempre utili (es: alcuni B&B prendono le tasse dì soggiorno solo in contanti).

La borsa 3 ha una zip per ogni lato. Sul lato sinistro ho messo le compresse dei sali minerali, un pacchetto di salviette umidificate, un flacone di Off! tropical contro le zanzare mutanti. Dall’altra parte: power bank, batterie extra per l’action cam, la canottiera mesh e l’antivento, pronti per un cambio rapido.

Nella borsa 4 ho messo le cose voluminose ma leggere. Le borse sottosella sono comode ma sbatacchiano, meglio metterci cose che non influenzano negativamente la dinamica. Ci sono alcune scorte alimentari, i sandali e un kit antipioggia. Il kit antipioggia è il più esterno di tutti, pronto per essere preso alla bisogna. La borsa è fissata in modo tale da essere in linea con la sella, così da permettermi di arretrare agilmente e volendo anche andare un po’ giù in modo da spostare indietro e in basso il baricentro.

La borraccia porta attrezzi 5 è sistemata nel punto meno comodo della bici. Ma sta lì perché non devo accederci in movimento, se mi serve qualcosa lì dentro è perché ho un guasto che mi ha costretto a fermarmi. Sfrutto i punti di ancoraggio che Scott ha gentilmente fornito là sotto, usando un adattatore per migliorarne la posizione (scorre più indietro).

Beh nelle borracce 6 c’è acqua e sale mi fai bere… anche qui, la regolazione della posizione è MILLIMETRICA per massimizzare lo sfruttamento dello spazio ed è ottenuta utilizzando l’adattatore a slitta di cui sopra.

Il kit di pronto soccorso 7 è sistemato in un punto molto accessibile e visibile anche da altri e sfrutta l’intelaiatura de ILCOSO per nascondere anche del nastro telato.

Altro?

La pompa è fissata a lato del tubo superiore utilizzando il classico supporto da pompa che si attacca ai fori filettati.

La camera d’aria è fissata con una apposita fascia velcro chiamata Granite Rockband (ce ne sono di varie marche).

Ho allestito anche la forcella con un adattatore Old Man Mountain Axle Pack, per poter montare una terza borraccia, una borsa per viteria ecc, e un supporto fatto con la stampante 3D per l’action cam.

In giro per la bici ci sono vari accessori fatti in stampa 3D per fissare bombolette CO2 (da usare in super emergenza) e nascondere un kit Lezyne Insert (multitool e kit foratura), più varia roba appesa.

Il risultato finale è più o meno questo:

Ci sono ancora pertugi da sfruttare, volendo si potrebbe usare il tubo della sella per conservare dei raggi di scorta, o il canale del “hollow tech” per metterci roba… la fantasia va benissimo, l’importante è portarsi dietro cose che servono e sistemate in modo tale da poterle prendere facilmente (o no) quando servono.

Ecco, direi che abbiamo fatto una bella scorpacciata di interessanti nozioni. Ora è il momento di testarle sul campo!

’nuff said