In questi giorni sento parlare a destra e a manca del fantomatico “The Brick” di Apple che, secondo le fonti più aggiornate, si tratterebbe di una “nuova” tecnologia costruttiva per realizzare laptop in alluminio. Non sono un esperto del settore (non ancora, almeno) però nel modo più sincero… dubito!

Secondo questo sito, Apple starebbe pensando di costruire un MacBook “ricavato dal pieno”, ovvero costruito a partire da un lingotto di alluminio (di una lega aeronautica non precisata) che verrebbe poi “scavato” per ottenere un guscio unico, la base del portatile.
Secondo il sito in questione, questa tecnologia produrrebbe i seguenti vantaggi:

  • Niente piegature e quindi niente punti deboli
  • Niente linee di giunzione, per un design senza increspature
  • Niente viti
  • Guscio in un unico pezzo, quindi “super leggero, super resistente e super economico” (e super super no?  ‘-_-  )
  • Minore presenza di difetti, minore manodopera, fatto “in proprio” da Apple
  • Possibilità di maggiore creatività nel design

Se c’è una cosa che ho imparato durante i miei studi è che non esiste la tecnologia perfetta, ognuna ha i suoi pro e i suoi contro, si tratta sempre di scegliere il compromesso (economico e prestazionale) migliore per la data applicazione.
Dunque, una volta letti i pregi, mi sono posto una serie di domande e sono sorti alcuni dubbi sulla faccenda del MacBook dal pieno. Sia ben chiaro: questi sono proprio miei dubbi, ovvero i dubbi di uno studente curioso, che spero qualcuno fugherà con dovizia di particolari!

  • L’alluminio va a circa 2.34 $/Kg. Un lingotto di dimensioni leggermente superiori (pensate al blocco di marmo dal quale Michelangelo “estrasse” la Pietà) a quelle di un MB attuale avrebbe un volume di circa 0.003 m3 (a esser buoni) che moltiplicato per la densità media dell’alluminio dà 8.1 Kg, corrispondenti a circa 19 $. 19 $ costerebbe solo ed esclusivamente il materiale grezzo per il guscio, senza contare quindi lavorazione ed altri componenti. In realtà il prezzo è destinato ad aumentare e di molto se la lega considerata è davvero una lega aeronautica. C’è inoltre da considerare che se davvero il pezzo viene ricavato dal pieno, significa che la maggior parte (e maggior parte vuol dire anche 95%) del metallo viene buttata via (e, per fortuna riciclata) per ricavare l’esiguo spessore del guscio del portatile. Al costo dell’alluminio vanno poi aggiunti tutti i costi di lavorazione vera e propria, che però non so quantificare (e per questo dubito).
  • Ok, hai realizzato un guscio cavo usando laser e waterjet (che, per inciso, serve a tagliare, non a scavare) ora ci devi ficcare dentro la componentistica senza sbriciolarla. Quindi, da qualche parte, devi aver predisposto dei vani di accesso e dei telaietti su cui montare il tutto. Quindi, alla fine della fiera, ti servono sempre tagli, viti e sportelli vari, raggiungili anche dall’utente comune (vedi RAM, batteria, tastiera)
  • Supponendo che tu riesca a sfruttare veramente tutti i vantaggi di un case monolitico, quanto tempo ti ci vuole per realizzarlo dal pieno? La tecnologia del laser carving è davvero adatta alla produzione in grandissima serie di simili componenti? E dal punto di vista energetico? E che dire dei tempi biblici (e quindi dei costi) derivanti dalla realizzazione dal pieno? Da quello che so le tecnologie a sottrazione di materiale vanno bene per piccole serie, per via dei lunghi tempi di lavorazione, però ammetto di non esser preparato sul “laser carving”, spero che qualcuno voglia illuminarmi

Insomma, morale della fiera, alla fine della favola, il mio dubbio è questo: siamo sicuri che ricavare dal pieno un pezzo che verrà costruito grandissima serie costi meno di due lamiere e quattro viti (e un avvitatore)? Non era meglio partire da un estruso, ed infilare in blocco le “interiora”, come sull’iPod Nano 2Gen?
Certo che per un portatile in Avional o Ergal ricavato dal pieno mi farebbe decisamente gola… se non fosse per il prezzo astronomico aeronautico! A quando GLARE e fibra di carbonio?

’nuff said