TL;DR;

Siamo quasi pronti per partire, ecco lo specialissimo sull’elettronica che mi porterò in viaggio, per la navigazione, misurazione e condivisione! Vi spiego come condividerò il mio percorso live, come documenterò tramite video e testo, e come farò il backup delle schede microSD in modalità mobile e zerosbattimento.

Ma prima di partire visitate la pagina di Amici di Marco E.T.S. e DONATE! 💸💸


Ok, quindi siamo pronti per un giro di più giorni in bicicletta, pedalando a contatto con la natura, attraversando città storiche, immersi in paesaggi mozzafiato, assaggiando il meglio della cultura enogastronomica toscana… cosa c’è di meglio di vivere tutto ciò insieme ad UN FOTTILIONE DI GADGET ELETTRONICI?!

Esatto. Non dimentichiamoci che siamo dei nerd, dei geek, degli appassionati di informatica ed elettronica di consumo e di DIY – Do It Yourself, che in Italiano è CAI – Cose Accrocchiate Insieme.

Ma perché uno dovrebbe portarsi dietro UN FOTTILIONE DI GADGET ELETTRONICI, a parte il tema della parafilia? Beh, in fondo, ognuno di questi gadget è uno strumento e serve uno scopo!

STRAVA or didn’t happen

La prima categoria di accessori rientra nel tema della navigazione, misurazione e condivisione. Da una parte c’è l’esigenza vera di riuscire a seguire una traccia senza impazzire con le cartine, in un territorio che non conosciamo.

Dall’altra la necessità autogenerata di misurare la propria performance per nostra futura revisione ma soprattutto per farci belli con gli amici. A cosa servono i social sennò? I peggiori sono quelli legati alla performance atletica, ma sono spesso anche la motivazione a superarsi e a uscire di casa alle 5:45 del mattino per una corsetta.

Non solo! Un’ulteriore esigenza potrebbe essere quella di farsi seguire dal pubblico (o privato) a casa, per tenerli aggiornati e/o per fare un po’ di “engagement”. Che poi è quello che farò io coi FollowJeby (vi spiego anche come ho fatto) a partire da sabato.

Per affrontare il viaggio vi servirà pianificare un percorso o modificarne uno già fatto, caricarlo su qualcosa che ve lo mostri, usare il qualcosa che ve lo mostri. Vi spiego il mio workflow – in Italiano (antico) modus operandi.

Ingredienti

  • Un account komoot, per la pianificazione dei percorsi, e l’app dedicata installata sullo smartphone
  • Un ciclocomputer con cartografia Garmin, in particolare consiglio l’Edge Explore II
  • Un account Garmin e l’app Garmin Connect installata sullo smartphone.

Procedimento

  1. Installare komoot e fare login sull’app (lo dovrete fare solo la prima volta)
  2. Installare Garmin Connect e fare login sull’app (lo dovrete fare solo la prima volta)
  3. Impostare connettere e sincronizzare il ciclocomputer con l’app per la prima volta
  4. Connettere l’app komoot a Garmin Connect e selezionare almeno la condivisione dei percorsi: Altro > Impostazioni > App Connesse > Komoot > Percorsi
  5. Creare o modificare un percorso su komoot, anche nella versione web (sul desktop è più comodo) e aspettare che tutto si sincronizzi automagicamente
  6. Verificare che su Garmin Connect siano apparsi i percorsi in Altro > Allenamento e Pianificazione > Percorsi
  7. Sincronizzare il ciclocomputer
  8. Selezionare la traccia dal ciclocomputer e seguirla

E’ tipicamente molto più lungo scriverlo che farlo.

Ma avendo installato le app di cartografia, perché non usare lo smartphone invece che il ciclocomputer? Molto sempilce: lo smartphone non è fatto per stare con lo schermo acceso 7 ore magari sotto il sole o sotto l’acqua, sottoposto a vibrazioni e urti. Tenetelo al sicuro in qualche borsa impermeabile.

Perché vi consiglio il Garmin Edge Explore 2?

  • Ha un prezzo da entry level (se non sbaglio è l’entry level in Garmin) ma ha tantissime caratteristiche utili che basterebbero anche ad un pro. Questo link mostra il confronto tra il 1040 a 599,99 € e l’Explore 2 a 299,99 €. Vi sfido a trovare una cosa che serva ad un amatore che parte all’avventura e che l’Explore 2 non ha.
  • Ha uno schermo grande e con un fattore di forma allungato. Questo permette di poter “giocare” col layout delle informazioni mostrate. In particolare, grazie alla forma allungata, potrete avere una buona visione della mappa e di altri campi con ulteriori informazioni. La quantità delle informazioni può essere ulteriormente ampliata grazie all’uso di MapDashboard, un app (disponibile su Connect IQ, lo store di Garmin) che consente di mettere una griglia con fino a 6 campi informazioni al posto di 1 campo orizzontale. Non avete capito granché? guardate questo video:

  • La batteria dura fino a 16 ore. SEDICI. Vi posso assicurare che nei miei test è una stima affidabile. Non starete mica in sella 16 ore? Alla sera lo caricate, al mattino dopo siete pronti a ripartire
  • La porta di ricarica è USB-C, quindi diciamo standard, può aiutarvi a ridurre il numero di cavi da portare
  • Garmin è super diffuso nel mondo, che significa che troverete tantissimi accessori di terze parti ma anche design per la stampa 3D già pronti da sfornare!

Su komoot non ho molto da dire, se non che per quanto mi riguarda è il tool definitivo per pianificare i percorsi. Sulle mappe sono presenti numerossissime informazioni (ad esempio la posizione delle fontane!) e c’è una vastissima comunità di utenti.

Se dovete pianificare una gita di più giorni vi consiglio vivamente di passare alla versione premium di komoot, in questo modo avrete accesso alla straordinaria funzionalità di pianificazione in più giorni. Grazie a questo strumento la traccia completa verrà automaticamente divisa in più tracce, in base al numero di giorni impostato. Le tracce saranno raccolte in una collezione e potrete modificarle singolarmente. Le modifiche di inizio e fine della singola traccia parziale si ripercuoteranno sulle tracce contigue.

Misurazione

Quest’ansia di misurare tutto, ce la portiamo dentro fin dall’adolescenza. Nel caso dell’attività sportiva, anche non agonistica, ha comunque senso raccogliere dei dati per misurare i progressi, purché:

  • i dati raccolti siano affidabili, corretti e sensati
  • sappiamo ricavare delle metriche o rappresentazioni che siamo in grado di comprendere, ovvero sappiamo desumere dal dato una informazione saliente

Alcuni dati sono poi utili per la navigazione, ad esempio sapere quanta strada ho percorso e con che velocità media serve a calcolare una stima di orario di arrivo a destinazione.

Per la parte di acquisizione del dato bisogna lavorare sull’hardware, per l’interpretazione ci viene in aiuto il software.

Nel caso specifico del ciclismo, le principali metriche che vorremo raccogliere sono:

  • Quanta distanza ho percorso
  • Quanto dislivello ho superato
  • Con che velocità (puntuale e media)
  • Con che cadenza di pedalata
  • Qual era il mio battito cardiaco durante l’attività
  • Quanta energia ho impiegato
  • Non parlo di sensori di potenza perché costano troppo 🙂

Le metriche relative allo spazio e al tempo (strada percorsa, dislivello, velocità) sono tutte ottenibili utilizzando la geolocalizzazione satellitare, volgarmente nota come GPS (ma ormai multi-costellazione). La differenza tra due posizioni successive mi dà una distanza, la distanza in unità di tempo è una velocità. La differenza di quota può essere essa stessa desunta dalla triangolazione satellitare ed eventualmente corretta dalla cartografia.

Tutto ciò è integrato all’interno di un qualunque ciclocomputer con GPS, per cui per queste metriche non avrete bisogno di altro. geografica 20 volte in un secondo.

Al ciclocomputer si possono collegare sensori esterni che funzionano tramite il protocollo ANT+ o BLE, quindi totalmente wireless e a basso consumo energetico.

Per la velocità e lo spazio percorso è possibile inoltre utilizzare un sensore di velocità accessorio, che rileva la velocità di rotazione della ruota e la converte in velocità lineare moltiplicando per il raggio reale di rotolamento (dimensione ruota+pneumatico-schiacciamento), e quindi in spazio percorso. Questa misura una volta era ottenuta tramite sistemi magnetici e con tabelle basate sulla dimensione ruota e pneumatico. Ora si usano accelerometri e il raggio di rotolamento è calibrato periodicamente tramite il ciclocomputer. È un di più, serve come backup in caso di scarsa copertura satellitare e per capire quando la bici è in movimento e non sollevata a spalla. Essendo subito disponibile, non c’è necessità di attendere la disponibilità dei satelliti.

Un altro accessorio è il sensore di cadenza di pedalata, ovvero quante volte al minuto girate i pedali. Perché è utile questa misura? La cadenza insieme alla coppia (ovvero, in ultima analisi, alla forza che applicate sui pedali per la lunghezza della pedivella) determina la potenza prodotta. La stessa potenza può essere prodotta con più coppia (mettendo più forza sui pedali) e meno cadenza o viceversa.

Se girate più velocemente i pedali servirà meno forza per ottenere la stessa potenza (a parte le maggiori perdite per attrito), questo è quello che tipicamente fate in salita, utilizzando un rapporto molto agile.

Usare meno forza significa, su lunghe percorrenze, stancarsi meno ed essere più efficienti. È il motivo per cui i ciclisti del Giro hanno spesso cadenze elevate (100 rpm) contro gli amatori che stanno su cadenze più basse (60 rpm) e usano in maniera poco oculata la loro forza. Allenatevi per tenere cadenze più alte.

L’altro motivo per cui misurare la cadenza è la ricostruzione più accurata dello sforzo. Non basta velocità e distanza, se scendete a 30 km/h da una discesa senza pedalare il vostro sforzo è nullo.

Spesso il sensore di cadenza e quello di velocità vengono venduti in coppia, e sono anche costruttivamente molto simili.

Per il battito cardiaco esistono diversi metodi di misura, il più affidabile e semplice è quello della fascia cardiaca, una fascia elastica da mettere intorno al petto che misura il battito cardiaco e lo trasmette. Perché misurare l’attività cardiaca? Come il vostro cuore risponde allo sforzo è un indicatore della salute ed efficienza del vostro sistema cardiovascolare. Idealmente allenandovi vorrete arrivare a diminuire le pulsazioni a pari sforzo, vorrete estendere i limiti inferiori (frequenza a riposo) e superiori (frequenza massima) del vostro motore cardiaco, aumentare la capacità di lavorare a regimi medio alti, migliorare l’efficienza con cui ossigenate i vostri muscoli (VO2max) e rendere il sistema più pronto a prendere giri, ad esempio quando fate uno scatto, e a riprendere un ritmo normale quando si rallenta.

Inoltre il battito cardiaco è l’indicatore principale di quanta energia state bruciando. Questo dato, quello dell’energia consumata, è utilissimo per calibrare dieta e alimentazione, ma soprattutto è un indicatore della vostra efficienza. Migliorando con l’allenamento dovreste vedere un minor dispendio di energia a pari percorso e tempo di percorrenza.

Di tutti questi dati non ve ne farete un bel nulla se non sapete interpretarli. Fortunatamente praticamente tute le app che si occupano di tracking (da Garmin a Strava) hanno delle dashboard preimpostate abbastanza chiare e con KPI – Key performance Indicator, in Italiano ICP – Indicatore Chiave di Prestazione, facili da interpretare soprattutto per quanto riguarda l’andamento e la progressione dell’allenamento.

Inoltre le piattaforme, come quella di Garmin, mettono a disposizione dei piani di allenamento che sfruttano questi sensori per “ritagliare” la sessione più adatta al vostro stato fisico e al vostro obiettivo.

Condivisione

L’aspetto social della pedalata esiste da ben prima dell’avvento di Strava, uno dei principali social nell’ambito sportivo. Uscire in gruppo, confrontarsi, fare gli spari per vedere chi ne ha di più, parlare con altri ciclisti per raccontarsi cosa è andato bene (esagerando sempre) e cosa è andato male (minimizzando sempre).

Il fatto di poter condividere i propri progressi con un pubblico (amici o meno) è anche un bello stimolo per continuare, per fare di più, ma anche per scoprire nuovi modi di allenarsi e nuovi percorsi.

Insomma al di là dell’egocentrismo, iscriversi ad un servizio come Strava è anche un ottimo modo per continuare a migliorarsi.

Esiste poi la dimensione di condivisione tipica dei viaggi: il diario di viaggio (il blog!), il video racconto (il vlog!), le diapositive del giro (Instagram).

Per questo viaggio ho deciso di mettere insieme tutto e provare a farvi “pedalare” con me. Ecco come.

Sharing is caring

Sì è così, condividendo il mio viaggio mi prendo cura di voi che non potete partire, e degli altri, perché pedalando pedalando porterò avanti la mia campagna di raccolta fondi per Amici di Marco.

Ho deciso di condividere la mia esperienza in 3 modi

Live Track

Garmin (ma anche Strava, ma anche komoot, ma anche laqualunque) mette a disposizione un sistema per seguire un atleta tramite posizione GPS e telemetria in tempo reale (o quasi). Si chiama Live Track. Di base è un sistema pensato per la sicurezza, condividete il link con una persona fidata che vi monitora, così se cadete in un crepaccio o se vi perdete nel mezzo del niente, qualcuno lo sa. Oltre alla posizione sulla mappa vengono visualizzati anche i principali parametri raccolti dai sensori.

Il link così generato scade dopo 24 h dalla fine dell’attività.

Sul Garmin Edge Explore II è possibile attivare il Live Track automatico: ogni volta che avviate l’attività, viene generato un link e inviato ad esempio ad una serie di indirizzi mail a vostra scelta.

E chi siamo noi per non cimentarci nel raccogliere questo link dalla mail e poi pubblicarlo in un iframe in un post?

NOI SIAMO JEBY

e quindi abbiamo proprio fatto questo! Ho creato uno App Scripts con il tool messo a disposizione da Google, che:

  • ogni 30 minuti controlla una casella gmail
  • se trova una mail da Live Track estrae il link e cestina la mail
  • inserisce il link in un iframe e in generale dentro un testo di post preformato
  • pubblica il tutto utilizzando le WordPress API posts con un certo titolo, categoria, tags ecc…

Fatto. Senza doverci pensare e senza dover far nulla, ogni giorno saranno pubblicati i post per seguirmi.

E li potrete trovare tutti con sotto il tag FollowJeby.

Poi con calma sostituirò il link Live Track con qualcosa di statico.

Magari al ritorno vi metto anche il codice dello script, e magari lo riscrivo anche in qualche altro linguaggio e che giri self hosted 🙂 però dopo, per ora sappiate che si può ed è facile.

Luci, motore eeee… Action Camera!

E DAI DAI DAI!

Sto portando con me due action camera, in particolare due Insta360 One RS. Queste sono abbastanza cicciotte, ma anche molto robuste, resistenti agli spruzzi e con un’ottima cancellazione del rumore del vento (quando inserite nel loro skele-case).

Non ho le versioni a 360° perché per queste quasi sempre si deve usare il software dedicato, e invece io voglio potermela cavare con un qualunque editor di filmati.

L’idea è di variare i punti di ripresa, con una visione da dietro, e una frontale da giocare o su supporto fisso o utilizzando un supporto da bocca per un POV più coinvolgente. Lo so, sembra uno strumento di tortura, ma in realtà è comodissimo e fa anche da byte.

I supporti da avvitare li ho progettati e realizzati con la stampante 3D.

L’idea è di raccogliere i video durante la giornata, insieme alle foto dallo smartphone e altri video su iPhone, far montare tutto A CAZZO DI CANE in un Magic Movie di iMovie e pubblicare su YouTube in tempo per la sera. Al grido di VIVA LA MERDA sarete più o meno aggiornati su quello che ho fatto.

Con me ho anche due batterie di scorta per le action cam con carica batterie e un power bank.

I video saranno comunque copiati su un altro supporto e tenuti da parte per un video diario di più lunga realizzazione che, stando alle prime stime, impiegherà circa 120 anni ad essere montato e pubblicato.

Fastblogging

A cosa serve un blog se non ci posti? Eh. Quindi mentre il video viene caricato su YouTube, scriverò qualche pensiero utilizzando l’iPhone e accedendo a WordPress da web, perché non ho trovato nessuna app che faccia fare i post su siti non hostati su wordpress e con pagine login dall’indirizzo custom. E pensare che basterebbe usare le API con autenticazione JWT… quasi quasi al rientro me lo scrivo io un bel client.

Back-up

Come dicevo vorrei, con calma, mettere insieme un video attingendo al girato di 5 giorni. Anche avendo delle microSD enormi, vorrei evitare di perdere tutto per qualsivoglia motivo, per cui da un po’ di tempo ho provato a pensare ad un sistema che permetta di fare il backup dei dati in mobilità senza PC e con meno interazione possibile. Ho trovato 2 modi, così ho il backup del sistema di backup 🙂

The nerd way – Raspberry Pi

Ovviamente la prima cosa a cui ho pensato è: usiamo un Raspberry Pi!

In particolare per le esigenze di spazio ho deciso di usare un Raspberry Pi Zero 2 W, agganciato ad un Zero4U, un hub usb compatto per il Raspberry. Questo si connette tramite pogo pin, sia per alimentazione che per dati, quindi non dovete saldare nulla. Attenzione: sullo Zero 2 W serve un anello di ferrite da mettere attorno ai pogo pin dei dati per evitare interferenze.

Su questo installate Raspbian Bookworm 64 bit in versione lite e il software Little Backup Box.

Le istruzioni sono abbastanza chiare, i miei consigli aggiuntivi sono:

  • Usare il tool ufficiale per generare l’immagine, che permette anche di abilitare SSH ed eventualmente il wifi per l’accesso. La guida ufficiale è molto chiara.
  • Installare appunto la versione Lite di Raspbian, perché altrimenti lo Zero fa fatica / muore.
  • Modificare lo swap da 100 MB a 2048 MB
  • Disinstallare apt-listchanges che fa solo impallare il sistema durante le installazioni

La cosa più facile è crearvi un file bash come questo:

#!/bin/bash

# Disabilita il file di swap
dphys-swapfile swapoff

# Backup del file /etc/dphys-swapfile
cp /etc/dphys-swapfile /etc/dphys-swapfile.bak



# Modifica il valore di CONF_SWAPSIZE nel file /etc/dphys-swapfile
sed -i 's/CONF_SWAPSIZE=100/CONF_SWAPSIZE=2048/' /etc/dphys-swapfile

# Imposta il nuovo file di swap
dphys-swapfile setup

# Abilita il file di swap
dphys-swapfile swapon

# Rimuove il pacchetto apt-listchanges
apt-get remove -y apt-listchanges

echo "Modifiche completate con successo! Backup salvato in /etc/dphys-swapfile.bak"

raspi-config nonint do_wifi_country IT

raspi-config --expand-rootfs

reboot

e lanciarlo al primo avvio, e solo dopo il reboot partire con l’installazione di Little Backup Box, incluso comitup.

Una volta installato e configurato, dopo il primo backup i successivi possono essere eseguiti in modalità del tutto headless, attaccando le chiavette e la corrente e basta, il Pi fa il suo lavoro e poi si spegne, senza dover fare altro.

Al mio ritorno farò un post di approfondimento

The geek way – iOS Shortcuts

La cosa forse più naturale: prendere un adattatore multiporta per iPhone e copiare e incollare i file dalla scheda microSD ad una chiavetta USB usando l’app File. Super facile.

Per rendere la cosa ancora più semplice (forse) ho chiesto e ottenuto aiuto su reddit per creare uno Shortcut (Comandi Rapidi) che copi in maniera automatica solo i nuovi file da una cartella su microSD (in particolare da /Untitled/DCIM/Camera01) ad un’altra cartella su chiavetta.

Lo shortcut funziona installando Actions, che dà un sacco di comandi in più rispetto a quanto previsto da mamma Apple.

Ne ho fatto una versione che chiede in input la cartella di origine e di destinazione.

Il dongle è comunque utile per copiare i dati sul telefono, e per controllare che il Pi abbia effettivamente fatto il backup prima di formattare la microSD. In più si può utilizzare per sostituire il Pi in caso di guasti (è pur sempre un accrocchio!).

Bene, direi che coi preparativi abbiamo quasi finito, ora non basta che partire…

’nuff said