Se vi state chiedendo perché questo post è così lungo è in parte perché so che il mio pubblico è aumentato ed è desideroso di notizie dettagliate, ma soprattutto perché ho deciso di sfidare il mal d’auto e scriverlo durante i trasferimenti (questo significa che ora non sto guidando).

Questo post lo potrei intitolare “Lotte intestine”: le ostriche di ieri sera e la colazione american style di stamattina stanno facendo a botte, e il pranzo getta benzina sul fuoco! Senza considerare le prugne secche e l’aria condizionata a tuono. Ma andiamo con ordine…

Dal buco di paese dov’eravamo siam partiti per New Haven e ci siam arrivati in tempo record, viaggiando alla mirabole velocità 55/65 miglia orarie… New Haven è la più antica città d’america “pianificata”, il che significa che dietro c’è un progetto vero e proprio e non solo il prolificare di baracche in legno. Devo dire che il “centro”, ovvero tutto ciò che contorna il campus di Yale è carino: verde, negozietti e edfifici che sembrano antichi. Il verbo giusto è “sembrare”, perché i palazzi sono stati costruiti ispirandosi all’architettura di Oxford e giù di lì, con tanto di tetti invecchiati ad arte e finestre rotte apposta.

Tutto ciò ce l’ha spiegato una studentessa di Yale che ci ha fatto da guida dopo che avevamo visionato il promo-musical “that’s why I choose Yale!”, durato diversi minuti. Uscendo dal punto informazioni una studentessa mi ha fatto i complimenti per la t-shirt (“i like your t-shirt”) che, dopo i complimenti ricevuti ieri per i pantaloncini da parte di una wakkella locale, testimonia come in USA qualcuno col buon gusto c’è ancora.

Comunque il giro guidato di Yale in compagnia della studentessa e della delegazione cinese di aspiranti studenti ci ha dato modo di apprezzare la storia fantastica di questa città… e fare commenti sulle abitudini sessuali delle studentesse di Yale. Il tour si è concluso con la visita ai nuovi appartamenti per gli studenti in pieno stile campo di concentramento con mattonelle a vista, che però è stato definito “Tuscany Style”.

D’altra parte facendo due chiacchiere con la signorina è venuto fuori che era stata in Italia e le era piaciuta molto, soprattutto il Lussemburgo… ???
Alla domanda “e voi ragazzi, perhé siete negli USA”, abbiam risposto che stiamo facendo un coast to coast da Boston a San Francisco, ottenendo il solito “OH MY GODNESS”, esattamente come Noel (Natale) all’ufficio noleggio. Grazie Noel per averci affidato questo salotto in pelle su ruote che verrà chiamato probabilmente “Ammiraglia Samantha Grey”, perché beh.. è un ammiraglia, è un po’ zoccola ed è grigia. Senza offesa per le ammiraglie.

Niente, finito il giro e fatte le foto di rito (per Pritti: +1, con un po’ di photoshop), siam passati ad un negozio di dischi per trovare qualcosa che ci facesse compagnia durante il viaggio, a parte il suono della Vuvuzela o del Kazoo e i quintali di cazzate sparate. Purtroppo la vista di una “Van Gogh Action Figure” con tanto di testa con orecchio mozzato intercambiabile ci ha scoraggiato dal comprare qualcosa. Poco male “entriamo qui di fianco a comprare qualcosa per il pranzo?”
Da due frutti siam passati a scodellona riempita al self service, tanto sono solo 6.99 $… sì, alla libbra! Vabbè, quel che rimane è per cena. In pratica abbiam pranzato sopra il negozio di alimentari, in compagnia di una un po’ menosa (+2 senza photoshop) semi-vegetariana, un’anziana un po’ fuori, teenager sotto ormoni.

Quindi, è giunto il momento di andare alla galleria d’arte di Yale, è gratis! Sì, lì c’è il bagno, così io e Andrea possiamo lavarci i denti e voi spalmarvi al crema a vicenda, in fondo è a questo che servono i musei! Speravamo di poter vedere anche Hopper e tutto il resto, ma c’era la mostra dedicata a degli artisti italiani dimenticati da Dio e da tutti. Caffè da starsucks e poi via, si parte verso un “motel 6” a metà strada tra New Haven e Philadelphia.

Ah, dio benedica il cruise control sulle strade americane… ora installeremo pure un sistema di voto con cui comunicare alle foche alla guida sulla I95 il nostro apprezzamento.

Pernottamento previsto a Piscataway, appena fuori NYC. Nel tragitto decidiamo che Katy Perry ha bisogno di qualche sberla di c…o in faccia. Il motel 6 che abbiamo trovato spacca, solita formula ormai collaudata del doppio queen size bed, così si risparmia. La stanza è spaziosa, tutto pulito… soprattutto siamo vicini ad un big mac, un dunking donuts e un simpatico bar.

Giustamente andiamo al bar per la birretta pre-sonno, così Marco e Andrea possono consumare la loro cena avanzata da mezzogiorno seduti al tavolo. Peccato che a servirci c’è Lisa, cameriera very hot (per Pritti: +3!) che ci convince a bere 3/4 di gallone di birra. Ci vuole poco. Pagamento in contanti, mancia extra “because you’re hot” sottoscritto da tutti.

La nostra auto auto ora si chiama Ammiraglia Lisa Gray. Perché beh, è ammiraglia, è un po’ zoccola ed è grigia. Senza offesa per le grigie.

‘nuff said