L’Alfa Romeo 33 Stradale è spesso definita una delle più belle auto del mondo. Questa hypercar ante litteram di fine anni ’60 è il condensato delle vicende storiche e tecniche all’interno del reparto esperienze Alfa Romeo, vedi progetto Scarabeo, e di quella meteora dell’automobilismo chiamata ATS (Automobili Turismo e Sport) che vide collaborare Carlo Chiti e Franco Scaglione: il primo fonderà l’Autodelta, destinata a diventare il reparto corse Alfa Romeo, da cui usciranno, tra le altre, le Tipo 33 da corsa e le poche 33 Stradali, il secondo è il designer con passato aeronautico che per vent’anni ha firmato capolavori dell’automobilismo, prima in forze alla carrozzeria Bertone, poi da solo.

Tra questi capolavori vi è appunto la 33 Stradale: la carrozzeria non solo era esteticamente meravigliosa, ma l’aerodinamica era così avanzata da risultare stabile ad altissime velocità, tanto che una volta Henry Wessells II, il primo cliente privato ad acquistarne una, esclamò:

…on the autostrada to Venice, I ran it for 4km at its 10,000rpm rev limit in sixth. I clocked it at 180mph [289 km/h, NdA]. Amazingly, below 150 mph there was little engine noise, but past 160 it became really intense inside. The car was fantastically stable – even in crosswinds it still ran brilliantly straight.

Questo esemplare fu poi spedito da Alitalia in USA, gratuitamente, in cambio della visibilità per aver spedito la vettura più costosa del mondo. Quando fu presentata, infatti, la vettura costava a partire da 9 milioni di lire, il 50% in più di una Ferrari coeva.

A spingere il bolide era il nuovo V8 Alfa Romeo di soli 2.0 l di cilindrata, depotenziato da 270 CV della versione corsa a 230 CV della stradale, e sviluppato in Alfa riciclando parte del lavoro fatto da Chiti in ATS.

Le 33 Stradali che uscivano dall’Autodelta di Settimo Milanese prima, dalla Carrozzeria Marazzi di Caronno Pertusella poi, erano tutte diverse l’una dall’altra. Le prime avevano telaio in alluminio rivettato, come le Tipo 33 da corsa, poi si passò all’acciaio, più semplice ma pesante. Alcune avevano 4 fari, altre 2, certe con un solo tergicristallo incernierato in alto, altre uno in basso, altre 2 tergicristalli. Alcune hanno un solo sfogo d’aria dietro il parafango posteriore, altri 2 della stessa superficie totale. Gli allestimenti erano “Corsa” e “Lusso”, con tutte le possibili variazioni per richieste dei clienti.

Tra tutte, la più “unica” fu quella  comprata dal Conte Corrado Agusta, presidente dell’Agusta Elicotteri, l’azienda che oggi è la divisione elicotteri di Leonardo.

La 33 Stradale del conte Agusta aveva diverse particolarità: è l’unico esemplare di colore non rosso, è blu, e fu consegnato con sedili da elicottero al posto dei normali sedili dell’auto, dotata di cinture di sicurezza Volvo e doppio servocomando per i freni a disco.

Per anni se ne sono perse le tracce, dopo essere finita in Giappone, riverniciata di rosso, ma adesso è tornata in Europa e, dopo 5000 ore di restauro, è stata riportata al suo antico splendore, approntata per essere finalmente esposta al pubblico a Pebble Beach nell’anno del centodecimo anniversario dell’Alfa Romeo. Toccherà aspettare causa covid, ma si può apprezzare in questo video:

A causa della natura artigianale della gestione dell’Autodelta all’epoca è difficile tenere traccia di tutte le 33 Stradale realizzate. Ci sono 13 telai “originali”, alcuni carrozzati da Scaglione, alcuni Marazzi su disegno Scaglione, altri 5 sono stati utilizzati da vari designer come Bertone per la Navajo e la Carabo, Pininfarina per 3 differenti prototipi, la Coupé Prototipo Speciale, la P/33 Roadster poi smantellata per fare la Cuneo, e la Italdesign Iguana. Ad esclusione della Navajo e ovviamente della P/33 smantellata, gli altri prototipi sono visibili al Museo Storico Alfa Romeo.

Oltre a questi 18 esemplari canonici vi sono 5  vetture note come 33 Stradale “Continuation”: Giovanni Giordanengo, artigiano di Cuneo e amico di Chiti, nell’84 usa parti di telaio originali e affitta la 33 Stradale del Museo per riprodurne i dettagli. Nascono quindi degli esemplari non originali, ma realizzati con meccaniche e disegni dell’epoca, utilizzando prevalentemente il V8 dell’Alfa Romeo Montreal.

La storia delle Tipo 33 da corsa e della 33 Stradale è fatta di passione, bisticci, intrecci e misteri: per chi volesse provare ad approfondire con testi dettagliati e fotografie dell’epoca, consiglio il sito di Robert Little che racconta l’avventura dell’Autodelta degli anni d’oro.