Coi motel ti deve andare di culo. La prima sera che abbiam dormito in motel era un motor-inn, dall’ambientazione stile Buckowsky: ci mancava solo il vino in cartone e il troieggiare nichilista di Hank, e poi potevamo definirci pulp, molto pulp… pure troppo.

Di solito coi Motel 6 vai sul sicuro, in media la qualità è buona e i prezzi son più o meno sempre gli stessi. Tra St Luis e Kansas City ne abbiamo beccato uno super lusso, con hall enorme, stanze grandi e bagno pregiato: da noi sarebbe stato un tre stelle più. Ieri sera invece a Lawrence il Molte 6 non era dei migliori, pulizia veramente a livelli bassissimi, però abbiam colto l’occasione per lavare i panni. Data la mole di roba, il Penny è stato ad aspettare fino alle 3.30 che tutto fosse pronto, nel frattempo ha avuto modo di chiacchierare con il simpatico receptionist che gli ha spiegato che qui intorno non c’è nulla se non “flat lands” e che siamo capitati “in the middle of nowhere”. Esattamente, nel centro del nulla.

Stamattina partiamo (a rilento) con questa convinzione, destinazione Denver, con tappa a Oakley, sia per cambiar pilota sia per vedere le “Monument Rocks”. Infatti essendo una tappa lunga decidiamo di datvi il cambio alla guida, parte il Penny, io dormo dotato di mascherina e iPod.

Quando mi sveglio siamo nelle flat lands, nel mezzo del nulla. Autostrada dritta davanti, pianura sconfinata a destra, pianura sconfinata a sinistra. L’unica umanità che incontri è quella a bordo dei veicoli, per il resto vacche (no, non wakke, ma le vacche, gli animali!) erba e grano. D’altra parte l’intero Kansas, lo stato intero intendo, conta appena 2.8 milioni di abitanti. Il resto è pianura così piatta che se c’è cielo terso puoi vedere la madonnina brillare da qui. Giuro!

Seguendo l’autostrada, la curva più accentuata è quella data dal fatto che la terra è tonda, qui hanno disegnato tutto col righello. Il panorama è sempre uguale, di lato, dietro e davanti, quindi sembra sempre di star nello stesso punto, come se l’auto fosse ferma e scorresse il mondo sotto. Così il tapis-roulant d’asfalto ci porta finoa Oakley, dopo appena quasi 4 ore di viaggio.

Facciam benza, qualcuno pranza, effettuiamo il cambio guida. Per tirarmi su ho preso un energy drink della Star Bucks che dovrebbe sapere di caffè, ma è sempre la solita merda liquida. Mi piazzo sul rettilineo di asfalto in cerca delle indicazioni per le Monument Rocks. Ecco, a sinistra per 20 miglia. Allora, gira all’incrocio perfettamente a 90° e prosegui esattamente dritto per 20 miglia. E per dritto intendo: esattamente dritto.

Dopo 20 miglia, incrocio nel nulla assoluto (vi giuro, dovete vederlo per capire di cosa si tratta) e cartello che indica: a sinistra, per 7 miglia. Solo che a sinistra c’è uno stradone sterrato, con sabbia un po’ di sabbia grossolana, tutto dritto pure questo, almeno per un po’. Mi concedo una partenza a ruote slittanti, più un sovrasterzo di potenza nell’unica curva che c’è. Ci fermiamo pure ad uno di quei classici incroci polverosi dove puoi percepire di esserti completamente perso, se non hai una direzione precisa, perché le strade, come il panorama intorno, sono identiche. Punti di riferimento zero, se non la nube di polvere che ti sei lasciato alle spalle.

Arriviamo alle rocce, delle formazioni di pietra sedimentata alte poco più di una quindicina di metro, così, buttate in mezzo alla pianura senza alcun perché, residui lasciati dal lago che una volta occupava quelle terre. Diciamocelo, sono una figata! Natura a perdita d’occhio, silenzio che regna incontrastato e sole caldo, ma secco, che non dà fastidio. Una visione corroborante, ci divertiamo un sacco a girare intorno, scalare, far foto, parlare sottovoce per comunicare anche se siam lontani, tanto si sente!

Bello, sembravano una cazzata ste 4 rocce, invece ci son piaciute, così tanto che una volta in auto ripartiamo a nastro con le nostre cazzate goliardiche a sfondo sessuale. Non ce ne voglia la povera Katy Perry, sempre nei nostri pensieri.

Riprendiamo l’autostrada e si va, sempre sempre dritti verso ovest, stesso panorama identico. Cambia solo la posizione del sole che comincia a disturbare, per il resto piattume dritto. Io in certi punti guido a gambe e braccia incrociate.

A volte sparisce il segnale della radio FM, passiamo alla AM che ci regala canzoni da balera messicana. Cazzo, chi se lo ricordava che c’erano le radio su AM!
Passiamo il Kansas, arriviamo in Colorado e il fuso cambia un’altra volta: dopo l’ora Atlantica, c’è stato il fuso del centro america e ora quello della zona rocciosa. Siamo a -8 rispetto all’Italia, viaggiando verso ovest ringiovaniamo a vista d’occhio!

Arriviamo a Denver sulle note della sigla dell’omonimo cartone animato, sono le 21 ora locale e ci fermiamo a mangiare in un ristorante cubano: possibile che per mangiare bene in USA devi andare a mangiare in un posto dove servono specialità di una località sotto embargo? Sì, possibile. Io, personalmente, ho mangiato da dio: puerco frito, e chi s’è visto s’è visto.

Giretto in centro e poi Motel 6 più vicino, da fuori sembra figo, speriamo… sì, come no…

‘nuff said