Questo post sarà breve perché: sono tornato ora da un’uscita a 4 (di cui 3 uomini e una moglie…) in un micro-birrificio locale, ho la batteria del laptop a terra e ho lasciato il caricabatterie in ufficio, devo fare lo zaino per il weekend. Siete contenti? Ottimo.

So, stamattina è iniziata alla grandissima. A parte che ho dormito poco o nulla, il bello è che o il manager dell’albergo ha letto il mio blog, o Santuzzosh ha fatto il miracolo: stamattina nessuno mi ha rivolto parola. Mi sono commosso. Quasi nelle mutande, ho dovuto fare di corsa il corridoio fino all’ascensore  (sarà che ho sdoganato l’acqua del rubinetto per lavarmi i denti?).

In ufficio, giornata piena ma portata a termine con entusiasmo. A mezzogiorno abbiamo organizzato il tour del Golden Triangle, that again, is not (completely) related to blond pussies, and that’s a shame! Partiremo alle 15 circa di venerdì, e quando dico partiremo intendo me medesimo, la mia controparte indiana (che però, a differenza mia, ama fare shopping…boh), e un collega americano che è praticamente la versione 3D di Wally di Dilbert

Il mio collega americano

Il mio collega americano

Ma senza caffè, con più muscoli, con i baffi e che ha finito 2 volte un triathlon tra i 39 e i 40 anni. Dice 5 parole al giorno, ma quando le dice sono giuste. Ciao, bau, miao sono le prime 3.

Prevediamo di raggiungere Jaipur alle 19 circa, e quindi visitare questo posto che è chiamato Chokhi Dhani. Non ho idea di cosa sia, dal nome sembra una pratica sessuale che implica l’asfissia, una sorta di space monkey (Placebo, 2006, VRN borderline) indiano. Se non sapete di cosa sto parlando,  bravi. Quindi pernotteremo nell’albergo dell’amico dell’assuocuggino del collega itndiano. Sabato visiteremo con calma Jaipur, incluso l’Amber Forts (che pensavo fosse un monumento alla famosa pornostar) e una sessione di shopping forzata, domenica sveglia all’alba, trasferimento ad Agra per visita a Taj Mahal (dei Taj Primitives) e altra roba, con rientro nella Sesto San Giovanni di Delhi previsto per domenica notte. Ci sarà da riderissimo e se tutto va bene e il WiFi mi assiste, riuscirò anche a completare una delle side mission di questo assegnamento a Delhi. Ci spero e sono particolarmente preso bene, quindi è molto probabile che non ci riuscirò.

Dopo aver organizzato il tour, ci siamo messi a tavola, cioè alla scrivania di una sala riunioni. Uno dei big boss ci ha portato un piatto tipico tradizionale del nord ovest dell’India, cucinato dalle sante della moglie, non per richiesta ma per ordine. Trattasi di specialità veramente tipica, e sconosciuta altrove: riso e fagioli. Wow. No, però tutto buono, e per una volta penso di aver mangiato qualcosa di sano. Ho chiesto che olio usano per cucinare. Olio di arachidi. Mi hanno spiegato che è prassi comune cambiare l’olio ogni tanto, un po’ come si fa con la macchina: per un po’ usano olio di sesamo, poi olio di senape (cos’è?), poi olio di girasole, poi olio di olio, poi olio di gomito e così via. Ma l’olio di oliva? Quasi mai. Finito il pranzo mi sono diretto nella zona più pulita di tutta l’India, il bagno dell’ufficio, e mi sono accomodato per una sessione di pre-briefing in attesa della call conference delle 2.

La cosa bella di lavorare qui è che fino alle 13 non c’è nessuno dall’ufficio italiano che si fa sentire, niente riunioni, niente call conference, posso lavorare in santa pace. La cosa ancora più bella? L’ufficio americano si sveglia quando qui sono le 17. Meno riunioni, meno sbattimenti, le cose importanti succedono mentre cerco di dormire, e al mattino posso semplicemente godere dei frutti del lavoro altrui e impostare la mia giornata. Non è meraviglioso? Sì! E in più c’è l’happy (12) hour(s) in albergo. Fantastico. Certo, stamattina non hanno acceso l’aria condizionata fino alle 12, mi stavo rinsecchendo come la più asciutta e dolce delle prugne Sunsweet. Certo, poi l’hanno accesa su temperatura artica e le cose si sono fatte complicate. Ma la cosa assurda è il sistema di regolazione: spenta, accesa a tuono per 20 o 30 minuti, spenta per 20 minuti, accesa in modalità Thor Odinson per 20 o 30 minuti, spenta ancora. Un’agonia.

Ho sentito il capo oggi e mi ha detto oggi che dovrò venir qui molto più spesso. Mi sono sentito come un condannato a morte per snu snu    se non sapete di cosa parlo, fatevi una cultura pop.

Quando ho finalmente chiuso l’ultima teleconferenza in telepresenza erano le 18, ora di andare in albergo. Ram, al Jeby-Albergo! Not this time sir! Giusto! Siccome mi sentivo recluso nelle 4 mura di questo posto a 5 pallini, ho rotto l’anima ai colleghi affinché mi portassero fuori la sera, almeno una volta ogni tanto. Il più cosmopolita di tutti, che chiamerò Sean, mi ha detto: “ti porto io in un posto fighissimo!” ok. Quindi alle 18 io, Sean e Wally ci siamo messi in movimento verso il Bronx, un pub-brewery che sta nella parte cool di Gurgaon. Un po’ come il Birrificio di Lambrate, ma con i posti a sedere.

Sean ha preso la sua auto ed è andato a recuperare la moglie, io e Wally ci siamo infilati nel taxi di Wally (che chiaramente è più grande di quello su cui viaggio io), mentre Ram ci seguiva sul Suzukino 3 volumi. Lungo il tragitto ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Wally, che ha detto 2 parole, ma cariche di significato. Voglio dire, è un tipo a posto, abbiamo parlato di auto, film, computer e fumetti della Marvel, che sono tipo i miei argomenti di conversazione preferiti (e predefiniti: tutto può essere riportato ad un aneddoto su auto, film, computer o fumetti della Marvel, proviamo?). L’autista di Wally si è perso un paio di volte, prendendo qualche contromano di troppo mentre la gente lo insultava a colpi di clacson e bestemmie in Hindi, il mio autista seguiva pedissequamente ed imperterrito. Se il primo fosse finito un precipizio ci saremmo giocati anche il back up. Dopo una mezz’ora buona di giri a vuoto e di conversazione telefonica in Hindi, di cui capivo solo “Lemon Tree”,

ci siamo finalmente ricongiunti con Sean e sua moglie, una delle poche indiane non cozze viste finora. Sono convinto che la storia delle caste chiuse abbia giocato brutti scherzi a livello genetico alla popolazione indiana, in quanto ad aspetto esteriore. Senza contare che hanno dovuto pure subire la dominazione inglese. Comunque, finiamo in questo posto che è una piazza-parcheggio, attorniata da palazzi di 3 o 4 piani in cui si trova di tutto: Mc Donald’s, Wendy’s, Starbucks, Domino’s, e una cosa come 15 brew-bar dove producono birra in loco. Siamo andati al The Bronx, un locale con arredamento in legno scuro, con 4 piani di tavoli, di cui l’ultimo su un terrazzino che dà sulla piazza sottostante e da cui si può vedere un pezzo di città, finché lo smog lo permette. Voglio dire, è una calda e arida serata di boh, inverno?, ci sono 24°C, c’è la musica dei tardi ’90, che è quella che piace a me, c’è la sabbia, c’è lo smog, c’è la voglia di ridere, scherzare e parlare. Cosa c’è di meglio di una birra? Due birre. E del pesce speziato.

Allora, arrivano con questi assaggi di birra che sono 4 bicchieri da 125 ml con le 4 varietà prodotte dalla Casa. Le assaggi, scegli. Io vado per la Brown Ale, Sean e Wally scelgono la German Weed, che non è una canna della Merkel, ma una birra luppolata di origine tedesca. Boh. Ci portano pollo, pollo, pesce, pollo agnellato, aglio, spezie, yougurt, farina di pollo, aglio. Mi dirigo direttamente sul pesce. E niente, si fa serata parlando di viaggi, cibo, concerti, musica dei tardi ’90 e ovviamente di auto, film, computer e fumetti della Marvel. Secondo giro di birra per i maschietti, secondo giro di acqua per la mogliettina. L’ambiente è molto rilassato, per nulla internazionale, un po’ di sgabelli, un po’ di divanetti, ogni tanto arriva una brezza poco inquinata, si sta benissimo. Peccato si debba andar via. Totale pere 1.5 L di birra + una mezza cena: 1000 soldi buffi con la faccia di Gandhi  (tutte le banconote hanno la stessa faccia, ogni taglio dai 100 ai 1000, sempre la stessa faccia di Gandhi!) che sono tipo 13 €. Ci sta. Al ritorno in albergo mollo 3 centoni a Ram, che sono tipo 4 €.

In albergo hanno deciso che si fa tardi anche oggi, c’è un matrimonio, metà outdoor con fuochi d’artificio e quant’altro, metà in una zona riservata della hall dell’albergo. Adesso faccio lo zaino per il weekend e poi provo ad imbucarmi e mi metto un po’ di biryani in tasca.

’nuff said