A casa, al mattino, sono abituato a svegliarmi, preparare la moka al buio con gli occhi chiusi, dormire sul divano fino a quando non sale il caffè, ingollare direttamente dalla macchinetta come se non avessi i recettori del calore, bagno, lavarsi, vestirsi. In albergo è tutto un po’ un casino, intanto se vado al bagno al buio mi schianto contro il muro o sventro la porta scorrevole in vetro, in più scendere biotto all buffet della colazione è una situazione che vorrei provare prima nei panni di onironauta. Ma sapete cos’è che accomuna la mattina a casa e quella in albergo? Semplice, la mattina è quel periodo della giornata in cui mollami. No, mollami proprio, non mi devi parlare. Se vuoi parlare parla, ma non a me. Se vuoi parlare a me ok, ma non farmi domande dirette e non aspettarti risposte. Peccato che in albergo

🙂 Good morning sir 🙂
Hjklaòagjuim
🙂 How are you doing today? 🙂
liijalasdl, ajfiòuio?
🙂 I’m fine sir, thank you for asking. Did you slip well? 🙂
adaKJHKJ
🙂 You want breakfast? 🙂
agirklfglkkeus!
🙂 table for one? you waiting someone? 🙂
uiopasisteangoaprt!
🙂 Gawdawt? Who’s this? A friend of yours? You want coffee? Apple juice? Ananas Juice? 🙂
giofujackèpstuole
🙂 ok sir, let me know if I can help you 🙂

E niente, ti rovinano la giornata da subito. Poi fai chiaramente colazione al buffet, per non dover ordinare nulla, e via di nuovo, nel corridoio lo squadrone di quarantadue impiegati dell’albergo in divisa che vogliono/devono interagire con te nei pochi metri che ti separano dall’ascensore, in doppia fila come a non si muove una foglia. In ascensore, panico, un altro impiegato in divisa! Santosh, Santuzzosh, amico mio, statti zittosh! Ascoltiamo in silenzio Fur Elise che è solo la settantaduemiliardesima volta che la sento da quando sono qui. Santuzzosh, possiamosh? Santuzzosh annuisce in silenzio. Graziesh!

L’altra cosa diversa è che nella doccia invece del bagnoschiuma c’è la saponetta. Davvero? Scomodo. Ho rischiato la vita per recuperare la saponetta in fuga, una mezza spaccata che per 3 secondi mi ha rimesso dritta la schiena, poi le stelle. Quindi con la pelle tirata come un palloncino mi sono diretto fuori dall’albergo guardando in basso, e lì ho trovato il mio eroe, il dolce autista Ram pie’ pesante! Ram, al Jeby-ufficio!

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Nei pochi km che ci separano dall’ufficio ho visto la morte diverse volte, non necessariamente la mia. Il top è stato prendere contromano una via mentre un’autocisterna passava dal lato giusto della strada. Tutto può essere risolto con un colpo di clacson. L’altra cosa buffa è che finalmente ho visto i bovini di strada:

vitella dai piedi di spartitraffico

La famosa vitella dai piedi di spartitraffico

 

In ufficio ho essenzialmente lavorato non-stop e corso contro il tempo, as usual, con qualche intermezzo alla René Ferretti

Boris, che capolavoro. La sigla degli EeLST, Guzzantone, Guzzantina di livello (te meno? te frusto? te sado? te maso? quello che vuoi Guzzantina), e tutto il resto, serie meravigliosa che vi dovete vedere se non l’avete già vista.

La corsa contro il tempo è stata rallentata da vari intoppi di natura teNNica. Intanto, ogni 2 ore salta la corrente in tutto l’edificio. Questo non è necessariamente un problema, dato che ci sono UPS per ogni cosa, però rompe. Poi per fare una telefonata in Italia, in ufficio, o faccio la combo “Slap-U-Silly” di Yoshimitsu coi tasti del telefono per poi eseguirla dal vivo, combinandola con la “Tree Fall”, oppure devo tipo connettermi a quei centralini che si vedono nelle scene d’annata dell’istituto Luce, in cui una simpatica segretaria indiana con le cuffie e i capelli cotonati connette spinotti a caso e schiaccia tasti fino a collegarmi in quel della provincia di Milano. Per fare una telefonata impiego circa 5 minuti, nel senso proprio per prendere la linea, il 90% delle volte c’è la segreteria perché in Italia è un’ora non compatibile col contratto nazionale del lavoro. Fail.

Ok, niente, ho chiamato Ram ad un’orario decente, cioè alle 17.30. Ho implorato i colleghi chiedendo se avessero bisogno ancora di me per il resto della serata ma nulla, non gli servivo. Ram al Jeby-Albergo! Alle 17.45 sono in albergo. A fa che? Qui che alle 18.25 tramonta il sole. Qui che hanno bannato l’accesso ad oltre di 800 siti di intrattenimento per adulti, proprio oggi che volevo vedere se finalmente avevano creato la categoria BSDM Hipster, in cui una FemDom coi tacchi a spillo e tuta in latex con cuscinetto per le natiche inforca una Cinelli Bootleg Fixie pedalando a folle velocità sui rulli, mentre l’hispster-slave con bretelle ma senza pantaloni appoggia lo scroto acconciato con baffo a manubrio sulla ruota posteriore gommata Schwalbe Kojak in trepidante attesa della prima skiddata. Safe word: Shoop shoop a-doobie like Scoobie Doobie Doo. Correva l’anno 1994.

Niente, immagino sia il solito giro fermo in cyclette, mi sparo altri due episodi di Unbreakable Kimmy Schmidt di cui riporterò questo pezzo perché mi fa morire, per occupare dello spazio (ah, se solo nei temi delle medie avessi potuto usare la funzione embed!)  e perché è all’inizio dello show quindi non spoilera nulla:

all’uscita dalla pedalata-risata, mi dirigo all’ascensore e becco Santuzzosh che canticchia e ballicchia una canzone ignota sulle note infinite di Per Elisa, sempiterna, Hey man, sup? Hey, yeah, totally cool, you? Cool, goin up? Yeah let’s go up! See ya later! Bye

Niente, solita cena a base di roba, aglio e pollo. Stavolta invece che starmene in camera a scrivere il blog, recupero il PC e le cuffie e torno giù, c’è ancora Santuzzosh, hey man, wanna chill out, maybe a beer? yeah, are you one of those mind reading guy? Lissen man, we have this happy hour thing here, from 11 am to 11 pm, every beer you pay you get a free one! Just for today? No man, every day! I want to stay here forever.

Minchia Santuzzosh, sei la svoltash! Niente, il resto sono io che mi scolo due Kingfisher “FOR SALE IN HARYANA ONLY”, una gratis, l’altra in nota spese, mentre mi sparo nei cuffioni la colonna sonora di Deadpool e guardo un’avvincente partita di cricket in TV, vincono quelli verdi, credo, boh, appollaiato sul mio trespolo scomodo, col mal di schiena, pur di evitare debosciati e debosciate d’occidente sbovinati sui divanetti.

E queste sono le ragioni per cui questo post è stranamente vuoto di parole e pieno di video. Contenti? Bene.

Adesso la parte difficile, sono stanco e vorrei dormire: il cesso continua a gocciolare ogni tanto, ma non è un problema, mi ricorda quando piove e senti cadere l’acqua nel pluviale che qualche genio ha posizionato proprio in corrispondenza della testiera del letto. No, il problema è più il vecchio catarroso che va avanti tutta la notte a tossire e a sputare, tipo nella stanza di fianco, e a ricevere servizio in camera. Ma cosa ti portano in camera alle 2 di notte? I polmoni di ricambio?

’nuff said