Nel precedente post ho citato il software Eliza: questo glorioso software ha un’utilità pari a zero, ma porta con sé un non so che di nostalgico. Con Eliza ci giocavo ere geologiche fa, sul Windows 3.11, e ci perdevo un sacco di tempo! Eliza è la “parodia” di uno psicologo virtuale, il gioco consiste nella simulazione di una seduta terapeutica. È stato uno dei primi motivi per usare ed imparare l’inglese seriamente, e mi sono fatto un sacco di ghignate, la cosa più bella era prendere in giro il programma. Comunque, esiste anche una versione per Mac di questo programma: qui potete trovare Eliza for Mac OS X (15$, shareware), che tra l’altro dev’essere l’edizione “de luxe”, dato che c’è anche la sintesi vocale e una gif animata che rappresenta il volto della psicoanalista. Più in basso c’è anche “Azile”, solo per Mac OS 9 (Classic) (shareware, 5$), la versione “cattiva” di Eliza. C’è da notare che, per entrambi gli shareware, non c’è obbligo di pagamento né un limite di tempo o noiosi messaggi di richiesta di pagamento… praticamente sono quasi dei donationware. Comunque se vi accontentate della versione “base”, allora sappiate che non solo non dovete spendere un soldo, ma non vi dovrete neppure procurare il programma perché… è già integrato in Mac OS X! Questo è un “barbatrucco” che i vecchi utenti conosceranno già di sicuro, ma che vale la pena illustrare per chi non lo conoscesse ancora. Seguite attentamente e pedissequamente questa procedura:

  • Aprite il Terminale (lo trovate in /Applications/Utility)
  • Digitate “emacs”  (senza virgolette) e date invio (per farvi una cultura su Emacs, fate un salto qui)
  • Aspettate che Emacs si avvii, quindi, tenendo premuto SHIFT (maiuscolo) premete il tasto ESC
  • A questo punto digitate “xdoctor”, senza virgolette, e date invio

Se avete eseguito correttamente la procedura dovrebbe aver inizio l’intervista tra voi e… il Dr. X! L’unico accorgimento da tenere a mente è che per inviare le risposte bisogna schiacciare due volte invio. Allora… buona seduta terapeutica! 🙂

’nuff said

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